Topolino è uno dei simboli più celebri e importanti della storia dell’animazione e della cultura pop, tanto da essere entrato quasi sin dalle origini nell’immaginario collettivo. Non bisogna stupirsi, quindi, se il Topo è stato spesso oggetto di parodie da parte di artisti indipendenti, che hanno fatto anche leva sul suo ruolo di mascotte di una potente multinazionale. Così come non deve meravigliare il fatto che la suddetta multinazionale, ossia la Disney, abbia sempre sguinzagliato i suoi legali per proteggere il suo pupillo e stroncare sul nascere qualunque opera non autorizzata o considerata nociva per la propria immagine.
Ma non sempre il colosso dell’animazione è riuscito ad avere il pieno controllo della sua creatura. Nel 1969 un giovane cartoonist di nome Robert Armstrong creò, prendendo spunto da Topolino, il personaggio di Mickey Rat. A oggi questa parodia del celebre Topo non ha mai conosciuto alcun procedimento legale per infrazione di copyright. Come è possibile? Come mai la Disney non ha preso i dovuto provvedimenti per tutelare la sua celebre creazione? Per provare a capirlo, riavvolgiamo il nastro.
Dalle T-shirt al fumetto
Le origini di Mickey Rat sono alquanto peculiari, visto che in principio non venne concepito come protagonista di un’opera di intrattenimento, quale un cartone animato o un fumetto, ma semplicemente come un motivo per personalizzare dei capi di abbigliamento. Nel 1969, infatti, Robert Armstrong, allora studente del Pasadina City College, per poter sbarcare il lunario iniziò a vendere delle magliette sulle quali imprimeva alcune immagini del Topolino degli anni ’30. In seguito decise, per divertirsi, di eseguire qualche piccolo ritocco sul viso del Topo, aggiungendogli un naso assai prominente e delle orecchie leggermente più “trascurate” rispetto a quelle lisce e tondeggianti del personaggio originale.
Questa strana storpiatura del Topo venne usata come logo delle T-shirt e fece impennare le vendite delle magliette. Fu uno degli amici di Armstrong, Chester Crill, membro della band rock Kaleidoscope, a convincerlo a realizzare un fumetto con protagonista proprio il suo Mickey Rat.
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Una scelta del genere cadeva in un momento in cui, nell’ambito della produzione fumettistica americana, stava riemergendo il genere dell’underground comix. Durante gli anni ’70, infatti, la Nona Arte ricominciò a sperimentare nuove forme di linguaggio, trattando temi scottanti come il sesso, la droga e la ribellione alle regole e alla politica. Mickey Rat si sarebbe poi rivelato un personaggio così trasgressivo da avere tutte le carte in regola per rispondere alle nuove esigenze del periodo.
Il primo numero di Mickey Rat venne pubblicato nel dicembre del 1971 dalla Los Angeles Comic Book Company, con i disegni di Robert Armstrong e la sceneggiatura di Chester Crill. Nel 1972 uscì il secondo numero, pubblicato questa volta della Kitchen Sink Press, considerata la fucina del genere underground. Le vendite dei due numeri furono piuttosto esigue, tanto da indurre lo stesso Armstrong ad abbandonare lentamente il fumetto per dedicarsi ad altri progetti che avevano come fulcro il suo Ratto.
Gli ultimi due numeri della serie vennero distribuiti tra il 1982 e il 1984, questa volta dalla casa editrice Last Gap Eco-Funnies. In Italia il personaggio approdò sulle riviste underground The Artist e Puck!, entrambe sotto l’egida dell’editore Ivan Hurricane.
Mickey Rat e Topolino: due personaggi a confronto
Come già detto, Mickey Rat deve la sua popolarità al suo volto, sviluppato a partire da quello di Topolino. Ma le differenze tra i due Mickey non si esauriscono nella sola apparenza fisica. Fin dai suoi esordi nel fumetto, il Ratto comincia a sviluppare una personalità grezza e volgare in perfetta linea con il suo aspetto sporco e trascurato.
Topolino può essere considerato il tipico eroe positivo, innocente e altruista che ama imbarcarsi in nuove avventure. Agli esordi era un simpatico monello di campagna vivace che era solito combinare birbanterie di vario genere e cacciarsi nei guai. Nel corso degli anni Topolino ha poi subìto dei cambiamenti, trasformandosi in un cittadino onesto e razionale, uno zio amorevole e persino in un investigatore che collabora con le forze dell’ordine.
Mickey Rat, al contrario, “non ha alcun desiderio se non quello del suo creatore di renderlo l’opposto di Topolino in tutte le sue forme“. Il Ratto si presenta come un vagabondo squallido, sporco, superficiale e opportunista che vive di espedienti e raccattando oggetti dalla spazzatura. Nelle sue storie lo si vede spesso trascorrere le giornate consumando quantità enormi di birra o guardando la tv insieme ai suoi amici (i cosidetti couch potatoes). Inoltre è incapace di migliorarsi, commettendo, anzi, numerose azioni illegali (strizzando persino l’occhio alla pedofilia) pur di assecondare i suoi bisogni e i suoi più che discutibili istinti. Questi tratti della sua personalità vengono esaltati non solo dal suo aspetto sporco e rozzo, ma anche dai disegni crudi e grezzi.
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Non solo Topolino: Mickey Rat e la società

Bisogna, però, sottolineare che Mickey Rat non è solamente una parodia di Topolino. Robert Armstrong fornisce una descrizione lucida e critica di alcuni comportamenti della società occidentale. Le storie abbondano di riferimenti al consumismo sfrenato e alle sue contraddizioni, al degrado culturale, alla ribellione giovanile, alle ipocrisie delle istituzioni, il tutto proiettato in una dimensione grottesca e squallida.
Mickey Rat ha contribuito soprattutto a diffondere la locuzione couch potato, l’equivalente dell’italiano “pantofolaio”. Il termine viene usato per indicare coloro che per scelta spendono il loro tempo a guardare la televisione. L’uso delle paroli inglesi deriverebbe, oltre che dal divano su cui si è soliti guardare la tv, dalle imperfezioni presenti sulla superficie della patata, che richiamerebbero vagamente gli occhi dei telespettatori ipnotizzati davanti a uno schermo. Inoltre, questo alimento è un tubero, che in inglese si traduce in “tuber“, termine simile al “tube” della locuzione “cathode ray tube“, ossia “tubo catodico“. In questo preciso ambito “tuber” starebbe quindi per “fruitore del tubo (catodico)”, che sta “in stato vegetativo” davanti alla tv.
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Le avventure di Mickey Rat si mescolano con quello di un gruppo di amici (appunto i couch potatoes) che trascorrono le loro giornate a guardare la televisione. Con loro Robert Armstrong si sbizzarrisce nel criticare l’enorme impatto che i mass media esercitano sugli individui influenzandone le relazioni personali e favorendo l’involuzione culturale. Sono individui privi di scopi nella loro vita, se non quella di guardare i programmi offerti dalla televisione.
Non mancano, poi, le critiche rivolte alla Disney, accusata di condurre una politica aziendale che ricorre a spietate contromisure legali per avere il controllo sui suoi prodotti. Nel secondo numero avviene il primo scontro tra i due Mickey all’interno del fittizio Magik Kingdom, una chiara parodia del parco a tema Disneyland. Topolino si presenta come il proprietario del parco divertimenti che vuole far causa a Mickey Rat a causa del suo aspetto fisico, frutto evidente di un plagio. Ma il responsabile della sicurezza (dall’aspetto di un Bassotto) lo convince a desistere dalle sue intenzioni poiché nessuno potrebbe prendere sul serio “una miserabile copia” quale è Mickey Rat.
E la Disney cosa fa?
Per quasi cinquant’anni Robert Armstrong ha continuato a vendere prodotti e disegni del suo personaggio senza subire alcun procedimento legale. Non sussistono motivazioni ufficiali che spieghino questa inerzia da parte della Disney. È quindi necessario spaziare nel campo delle ipotesi. Innanzitutto, le vendite degli albi di Mickey Rat furono piuttosto esigue, al punto che la multinazionale, almeno inizialmente, non si rese conto di nulla. Un’altra possibile teoria si basa sul fatto che l’aspetto di Mickey Rat non è sufficientemente simile a quello di Topo affinché ci siano le fondamenta legali per istituire un processo. Certo è che il nome uguale dei due personaggi lascia poco spazio a dubbi.
C’è anche l’ipotesi che la Disney abbia desistito dall’intentare un’altra causa poiché già fortemente impegnata in un processo contro gli Air Pirates, un gruppo di fumettisti indipendenti accusati di aver infranto il copyright sfruttando Topolino in una storia per adulti nel 1971. La vicenda (di cui abbiamo già trattato in un nostro articolo) si trasformò in un vero e proprio caso mediatico, ma alla fine il processo si concluse con un nulla di fatto, senza che vi fossero né vinti né vincitori, e ciò autorizza a pensare che un’altra simile controversia legale in quel periodo potesse avere un esito simile, scoraggiando l’azienda di Burbank a intraprendere una nuova iniziativa in tal senso.
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Mickey Rat è salvo… per adesso
Quella di Mickey Rat è un’incredibile storia di come una parodia dell’amato Topolino abbia continuato ad agire senza particolari ripercussioni. Ancora oggi il Ratto gode di una buona popolarità tra i fan del genere underground, figlio di un’epoca in cui il fumetto stava conoscendo una nuova fase sperimentale.

Attualmente Robert Armstrong gestisce un sito web dove è possibile acquistare prodotti che riportano il logo di Mickey Rat. Dal qui è infatti possibile acquistare non solo magliette e felpe, ma anche accessori, decalcomanie di strumenti musicali e dipinti vari che riportano il volto del Ratto. Inoltre, è anche possibile poter visualizzare frammenti di pagine tratte dai suoi albi.
Per gli amanti dell’underground e delle parodia in generali c’è quindi ancora la possibilità di entrare in possesso di gadget raffiguranti un’icona del genere quale Mickey Rat. Ammesso che la Disney non cambi idea e decida di prendere le dovute precauzioni legali.
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Antonio Ferraiuolo
Immagini © Robert Armstrong
Fonti:
Robert Armstrong – Art & Novelty
Mickey Rat, l’altro topo!
Toonopedia.com
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