Nel 1954 Paperone, Paperino e i nipotini hanno visitato Atlantide. È successo in Zio Paperone pesca lo skirillione, storia ideata e realizzata dal Maestro Carl Barks. Ma descrivere questa avventura “solo” come un viaggio verso il continente perduto, per assurdo, sarebbe riduttivo.
Dentro a Zio Paperone pesca lo skirillione, infatti, battono all’unisono due cuori diversi. Due idee forti, diverse tra loro ma complementari, che intrecciandosi hanno dato vita a una sola vicenda papera. Andando a sequenziare la storia, il lettore si accorgerà facilmente della presenza di due “macro-sezioni”: una vera e propria tenpager, quasi autonoma, e poi il viaggio alla scoperta di Atlantide. Barks, a conti fatti, avrebbe potuto scrivere due storie più brevi, separate tra loro. La scelta di sfruttare questi due spunti per dar vita a due sezioni di una stessa avventura, invece, ci ha consegnato un racconto più ricco e interessante.
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La tenpager
Forse lo spunto di partenza per Zio Paperone pesca lo skirillione arriva da un’altra storia, sempre di Barks, del 1951: Paperino e il pezzo da venti. Sono molte le similitudini, a partire dall’incipit. In entrambi i casi Paperino deve estinguere un debito con lo zio, e nello scambio di denaro tra i due è coinvolta una moneta rara, dal valore più alto del previsto. Tale moneta, in una delle due storie, è il “pezzo da venti” del titolo; nell’altra è invece un “nichelino della Balonia“. Da qui in poi, le due vicende si sviluppano però in maniera totalmente diversa.
Non appena Paperino scopre di aver spillato allo zio una moneta rara, corre a vantarsene con lui. Paperone ne soffre, per un solo momento si sente battuto nel suo stesso campo. Solo per un momento, però. Il papero si riprende subito, e decide di riscrivere lui stesso le leggi del mercato. La moneta con cui Paperino ha estinto il debito, un comune quarto di dollaro del 1916, diventerà un pezzo unico, la moneta più rara al mondo.
Da qui in poi si sviluppa la prima sezione di Zio Paperone pesca lo skirillione, la “tenpager mancata” a cui si faceva riferimento in apertura. Dando prova della sua grande determinazione, il più duro dei duri compra tutti i quarti di dollaro del 1916 per poi gettarli (tutti meno uno) nell’Oceano Atlantico. Così facendo, il valore dell’ultimo esemplare rimasto schizza alle stelle, arrivando a toccare la cifra di dieci skirillioni di dollari. La parola “skirillione“, peraltro, deriva palesemente da “sky”, e indica nelle intenzioni di Barks un valore economico inestimabile, tanto alto da sfiorare metaforicamente il cielo.
Il Paperone di Barks in poche tavole
In apertura abbiamo sottolineato la necessità di riscoprire e rivalutare le prime tavole di Zio Paperone pesca lo skirillione (e dunque di non analizzare solo il viaggio dei Paperi a Atlantide, ma di leggere con passione anche ciò che precede quel viaggio). Riteniamo, infatti, che in queste poche tavole si possano trovare alcuni dei tratti più belli del Paperone di Barks.
Su tutti questi tratti svettano la forza di non arrendersi mai e, soprattutto, la capacità di fiutare grandi opportunità di successo dietro a ogni piccola sfida. Paperone è tenace, ostinato. Non può accettare di essere stato gabbato (pur se per un’inezia) dal nipote, e proprio per questo decide di creare da zero una nuova moneta rara, la più rara mai esistita. Nel farlo, dà vita a quella che per lui è anche una nuova fonte di ricchezza.
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Verso il continente perduto
Carl Barks, a questo punto, avrebbe potuto considerare quasi completa la sua storia. Ma proprio come Paperone, decise di non accontentarsi, di creare qualcosa di nuovo da zero. Così è nata una delle grandi avventure della famiglia dei Paperi, stavolta alle prese con Atlantide.
Dopo aver gettato nell’Oceano tutti i quarti di dollaro del 1916, infatti, Paperone non presta le dovute cure alla sua moneta da dieci skirillioni. Per una serie di incidenti e vicissitudini, quel pezzo unico viene distrutto. Si impone dunque la necessità di un viaggio nelle profondità dell’Oceano, per recuperare una delle monetine abbandonate ai pesci.
Una curiosità: sono i nipotini a dire allo zio che la zona dell’Oceano in cui ha gettato i quarti di dollaro potrebbe essere meno profonda del previsto. Per farlo si servono di uno straordinario strumento, qui alla sua prima apparizione: il Manuale delle Giovani Marmotte. Forte dei consigli del Manuale, Paperone prepara una barca e si getta insieme a Paperino negli abissi oceanici. Con una maestosa quadrupla, Barks ci mostra l’arrivo dei due paperi ad Atlantide.
La comunità di Atlantide
Nelle storie di Barks, si possono spesso trovare delle vere e proprie “micro-comunità”. Società parallele alla nostra, chiuse al mondo esterno e dimenticate da tutti, che vengono puntualmente riscoperte dai Paperi. È proprio il caso di Atlantide: la città è infatti abitata da degli uomini-pesce, che sembrerebbero diretti discendenti degli antichi Egizi.
Dopo il contatto tra Paperi e Atlantidei, la storia ci mostra come questa “società chiusa” reagisca agli stimoli del mondo esterno. In questo caso, il Maestro dell’Oregon sembra proporre una riflessione tutto sommato ottimista. Infatti, non è il denaro a suscitare l’interesse degli uomini-pesce: le monetine cadute dal cielo sono state raccolte, ma vengono usate solo come ornamento. Il Continente Perduto non è stato contagiato dalla “febbre dell’oro”.
La società dei consumi (più in generale il mondo contemporaneo) entra comunque in grande stile ad Atlantide. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, però, non sono l’avidità o la bellicosità dell’uomo moderno a far breccia nel cuore degli abitanti locali. Zio Paperone pesca lo skirillione non si attiene del tutto ai tòpoi letterari per cui la modernità riesce a distruggere anche le piccole comunità che ne sono rimaste fuori. Il vero punto di contatto tra Atlantide e la Terra, tra gli uomini-pesce e i Paperi, è la musica.
Due dei nipotini (che si sono tuffati per salvare gli zii, catturati dai locali) trovano infatti un juke-box, e per puro miracolo riescono a farlo funzionare. Finalmente è arrivata anche sotto il mare l’unica grande arte che Atlantide non abbia mai avuto. Gli Atlantidei si lasciano sì stregare dalle bellezze del mondo in superficie, ma è soprattutto la gioia di poter ballare a affascinarli e catturarli.
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Finale: ritorno al vecchio mondo
Non è difficile immaginare come si concluda da qui la storia: mentre tutta Atlantide balla il jazz, i Paperi riescono a evadere e fuggire. Ma Zio Paperone pesca lo skirillione, come già abbiamo scritto, è una storia con due anime. Di conseguenza, ha anche due finali.
Per prima, si conclude l’avventura ad Atlantide. Senza troppi complimenti, i Paperi riescono a tornare in superficie con le agognate monetine. Gli uomini-pesce tentano un breve inseguimento, ma ormai non possono più allontanarsi troppo dagli abissi in cui vivono. Per fortuna le Giovani Marmotte li rassicurano: non venderanno il loro segreto al mondo esterno. Nonostante questo breve contatto (tutto sommato innocuo), la società di massa non riuscirà a raggiungere anche il Continente Perduto.
Il secondo finale, secondo chi scrive, avrebbe potuto chiudere la storia anche se questa fosse stata solo una tenpager. Paperone, tornato sulla terraferma, si precipita a vendere la sua nuova moneta da dieci skirillioni di dollari prima di poter fare altri danni. Ma proprio a questo punto arriva l’amara sorpresa: esiste un solo individuo al mondo che possa comprare un soldo di tale valore. Quell’individuo, ovviamente, è Paperon de’ Paperoni.
Alessandro Giacomelli
Immagini © Disney – Panini Comics
Fonti:
– Cinque paperi ad Atlantide, L. Boschi, in La grande dinastia dei Paperi n. 7, 2008, Ed. Corriere della Sera, pp. 6-10